giovedì 30 maggio 2013

I TRE DELL'OPERAZIONE DRAGO (1973 ) di Robert Clouse



MioCognato ha dei gusti semplici e precisi in fatto di Cinema.
 Ama le scazzottate in ogni loro forma!.
Va in solluchero per" il doppio schiaffo di Bud Spencer", è l'unico che io conosca in grado di guardare anche cinque volte di fila, capolavori immortali quali "Io sto con gli ippopotami" (1979)   o "Banana Joe" (1982), tornando indietro col rewind alle fasi salienti di ogni fajolada di cazzotti che scoppia, sempre più esaltato, come le vedesse per la prima volta. In pratica gli piace il "cinema di menare" ! Nel suo amore sconfinato per l'Action in ogni declinazione, non disdegna nemmeno quella ciofeca di Steven Seagal o i bei film d'azione ameriggani degli anni ottanta alla "Arma Letale" o "Beverly Hills Cop", l'importante è che ci sia la giusta azione e da menare, ma menare serio! Di qui al cinema di Kung Fu il passo è breve. Chi meglio del grande  Bruce The Dragon  Lee, quando si parla di kungFu e di menare?  Quale suo immortale film è degno di allietare la nostra serata di Festeggiamenti Cinematografici per la Nascita della mia Erede? :
 " I Tre dell'Operazione Drago"
(a.k.a. ENTER THE DRAGON)
che qualcuno ha avuto pure il coraggio di definire il "Via col Vento" del KungFu Movie (..sic!..),
che MioCognato ha visto in tutte le salse ed oggi vuole ririvedere, perchè è in vena di romanticherie, è diventato zio, sapete...
UH! AaaH!
  Mister Lee (Bruce Jun Fan Lee) è un grande maestro di arti marziali, viene
raggiunto nel suo eremo/tempio (realisticamente) Shaolin da un Signor X, agente dei servizi segreti di Sua

lunedì 20 maggio 2013

IL GRANDE GATSBY (2013) di Baz Luhrmann



(Anteprima dalla morgue) 

"Tutto quello che mi esce dalla bocca suona presuntuoso in misura ridicola."

L'ho detto io?
Prima e poi, più poi, dai, lo faccio.....Ma intanto l'ha esternato Mark "Buzzy" Luhrmann, a propo delle sue uscite verbali....sebbene a mio dire calzi soprattutto per quelle cinematografiche. Il trapiantato in Australia da giovine con esiti ammorbanti come i conigli nello stesso continente sul suo indubbio talento scenico, arriva in sala dopo il consueto quinquennio d'intervallo e quasi due anni di calvario in rimandi di lancio; e lo fa rimettendo mano ad un monumento della letteratura anglossassone e mondiale di quelli grandi, grossi ed intangibili, come già fatto lodevolmente bene nel 1996 con Willy S.
Ottima idea, dato che quando non ha roba massiccia sui cui applicarsi, i risultati meramente visuali sono desolantemente vuoti e scarsi di presenza umana quanto l'Outback.
Era stato proclamato a chiare lettere durante l'ultima visita alla Morgue di Cinematografia Patologica che l'approccio clinico a questa trasposizione del capisaldo di Francis Scott Fitzgerald sarebbe stato, per motivi che vanno dal sentimentale allo stilistico, passando per l'aprioristico, l'uterino, il ghibbellino ed il dogmatico, grossomodo questo qui:


Nel diluirsi dell'attesa,invece, ho inspirato profondamente tra le legature seriche di un tomo a me caro, cogliendo di nappa l'incipit più calzante che si potesse decidere di avere in una recensione:

Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai uscito di mente.
   "Quando ti vien voglia di criticare qualcuno" mi disse "ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu." 


Questo monito ha desublimato le mie aspettative e la mia verve, chetato l'analitica e la destrutturazione testuale compitabile a memoria nello scorrere del film, riconciliandomi